Il Mobility Management al servizio delle aziende e della comunità

Al giorno d’oggi non è possibile pensare agli spostamenti come è stato fatto in passato.  

La mobilità è un argomento ormai trattato ogni giorno da un gran numero di figure professionali e, considerata la vasta quantità di mezzi presenti in circolazione, è ormai necessario riprogettare il modo in cui ci si muove partendo dal comportamento di ogni singola persona.  

Vi è la necessità di applicare soluzioni innovative, creative e governabili agendo sia sulle infrastrutture e le rimodulazioni, sia sulle competenze e il coinvolgimento delle persone. 

Due esempi ambiziosi di riprogettazione della mobilità sono quello dei Super blocks (macro isolati) e quello della città di 15 minuti. 

Super Blocks sono delle strade tra un isolato e l’altro che vengono riservate solo ai residenti, ai ciclisti e ai pedoni. Il resto dei veicoli, transitando solo sulle strade principali, trovano meno incroci lungo il percorso e un traffico più fluido. Questo sistema è stato applicato a Barcellona e ne è risultato anche una riduzione nell’emissione dei gas di scarico. 

differenza tra modello della mobilità attuale e super blocks

La città in 15 minuti invece è una concezione della mobilità su cui sta puntando Parigi.  

L’obiettivo è eliminare i veicoli e ridurre le emissioni creando un sistema che permetta di raggiungere tutti i servizi essenziali in 15 minuti, a piedi o in bicicletta, rendendo anche più efficienti i sistemi pubblici di trasporto e i sistemi di car o bike sharing. Questo non solo facilita e incentiva la mobilità sostenibile, ma può anche essere un miglioramento della qualità della vita. 

Questi sono due progetti ambiziosi che stanno già prendendo piede. Ma quando ha avuto inizio questa rivoluzione della mobilità?

Il primo avvenimento che ha scosso la mobilità risale al 1997.

Durante quest’anno le firme di oltre 180 paesi, dando inizio al Protocollo di Kyoto, hanno segnato un impegno diffuso nella diminuzione delle emissioni inquinanti di almeno l’8,65% rispetto a quelle registrate nel 1990. 

L’obiettivo, quindi, era chiaro e circoscritto e si era stabilito di raggiungerlo nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012. 

Il secondo avvenimento (in Italia) è stato il decreto Ronchi, con il quale, oltre ad essere state previste diverse direttive in ambito ambientale legate alla mobilità, è stato istituito il ruolo del Mobility Manager Aziendale 

E infine il terzo risale al 2000, quando è stato istituito il ruolo del Mobility Manager di area. 

Ad oggi il Mobility Manager è una figura prevista da obblighi di legge che porta grandi vantaggi alle aziende e che può essere assunta da una vasta tipologia di figure professionali. 

Solitamente i MM sono consulenti esterni ma possono essere anche figure dedicate, manageriali, tecniche o addirittura direttori delle risorse umane. Il Mobility Manager si occupa di una varietà di compiti, i quali, necessitano di essere supportati da un adeguata rete di competenze di tipo tecnico/ingegneristiche, contabilità e finanza, risorse umane e tante altre. Detto in parole povere: “non è certamente un lavoro che può essere svolto senza il coinvolgimento degli stakeholder interni ed esterni”. 

Si evidenzia quindi, quanto nel mobility management siano importanti anche le soft skill di tipo relazionale.

La transizione verso la smart mobility

La mobilità nelle aree urbane e metropolitane sta subendo inevitabili cambiamenti. 

Per ridurre gli aspetti negativi del traffico in un’ottica più sostenibile, si punta sempre più sulla mobilità green, sia tramite nuovi incentivi per l’acquisto di bici, monopattini ecc. che tramite l’erogazione di norme ad hoc. 

Le aziende diventano sempre più green fornendo e-bike o monopattini elettrici ai dipendenti al fine di utilizzarli come premi di produttività e la diffusione della cosiddetta “mobilità leggera” si traduce in risparmi di tempo, in un minor utilizzo dei mezzi pubblici (e quindi distanziamento sociale) ed infine in benefici complessivi sia di tipo ambientale che salutari.

Bandi, risorse economiche e coinvestimenti legati alla smart mobility

La commissione europea, tramite l’European Green Deal, ha previsto una strategia che vuole rendere l’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.  

I risultati che si vogliono raggiungere sono: 

  • Inquinamento zero; 
  • Mobilità Smart 
  • Cibo di alta qualità 

Per raggiungere questi obiettivi ciò sono stati messi a disposizione dei progetti responsabili dal punto di vista ambientale, oltre 3 trilioni di euro. 

Le opportunità sono vastissime, tutto ciò che va fatto è informarsi bene e cogliere le opportunità offerte dall’Europa. Per chi volesse saperne di più è disponibile il webinar di approfondimento gratuito, nel quale questi argomenti sono stati ben approfonditi:  

Il mobility management al servizio delle aziende e della comunità


Smart working al tempo del coronavirus

Il coronavirus ha messo tutti a dura prova sotto diversi punti di vista, tra cui anche quello informatico. 

L’avvento di questa pandemia, per via dell’implementazione dello smart working, ha portato a un aumento non indifferente di quello che è il rischio di cyber attacchi e di conseguenza, di aziende che si sono mobilitate per difendersi non solo dai danni che questa pandemia ha causato in termini economici/sanitari generali, ma anche da quelli che potrebbero essere causati da eventuali attacchi informatici. 

Al fine di fornire un supporto concreto alle aziende, questo, è solo il primo di tre articoli e relativi webinar che trattano il tema del lavoro agile.  

Ecco dove è possibile trovare gli altri articoli: A noi, piace lasciar parlare gli esperti! Ecco la lista degli articoli webinar: 

  1. Articolo Diritti, Sicurezza e privacy dello smart working 
  2. Articolo – Cyber security e smart working, come adeguare la security aziendale in tempi di covid-19 

Il decreto-legge del 2 marzo 2020 ha dato inizio a un’attuazione massiva di “misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Il lavoro agile era già stato introdotto come regime sperimentale nel 2017 e questa epidemia ci ha forzati a impiegarlo massivamente come metodo di contenimento sociale e ripresa economica.

Cos’è lo smart working?

Si tratta di “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati1 

L’obiettivo dello smart working è quello di prescindere dal modo in cui ci si approccia al lavoro. Ciò che conta è definire bene gli obiettivi che deve raggiungere il lavoratore e valutare la sua produttività sulla base del raggiungimento di questi. 

Ma, come accennato, se da un lato lo Smart working fornisce una nuova filosofia manageriale che permette di migliorare la soddisfazione e l’efficienza dei lavoratori, dall’altro porta con sé una serie di rischi informatici e la necessità, spesso, di investimenti tecnologici e formativi che permettano di creare le condizioni adeguate allo smart working e di educare il lavoratore a un approccio lavorativo attento alla propria salute.

In cosa consiste lo smart working?

Per smart working si intende l’esecuzione della prestazione lavorativa in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, ed entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro con la possibilità di avvalersi di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa e in assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all’esterno dei locali aziendali. 

In poche parole: B.Y.O.D 

Bring Your Own Device

una smart worker lavora al computer e prende appunti su un quaderno posizionato alla sua sinistra

I benefici del lavoro agile

Quindi quest’evoluzione “forzata” verso il lavoro smart ha portato effettivi benefici? 

Secondo una ricerca Doxa di metà marzo, il 73% delle aziende italiane è riuscita, grazie allo smart working, a garantire continuità operativa durante la pandemia. 

Il 90% si dice soddisfatto dei risultati in termini di efficienza e operatività. 

Ad oggi circa un milione di utenti lavorano in smart e secondo gli osservatori del politecnico di Milano questi sono destinati ad aumentare.  

Lo smart working porta con sé un nuovo approccio basato su tre B: 

  • Behaviour; 
  • Bytes; 
  • Bricks.

Il comportamento dei lavoratori viene ripensato superando il concetto dei classici orari d’ufficio. Si lavora per obiettivi concreti da raggiungere in tempi prefissati e si impara a gestire il proprio tempo (behaviour). Si tratta di un tipo di lavoro ad alto contenuto tecnologico caratterizzato dall’essere “sempre connessi” (bytes). Ed infine, con lo smart working si abbandona il concetto di postazione fissa, favorendo l’open-space e la possibilità di lavorare in base alle proprie esigenze e ai propri obiettivi (bricks). 

In conclusione, possiamo dire che lo smart working non può essere applicato a qualsiasi tipo di lavoro, ma laddove si possa mettere in pratica, porta diversi benefici! 

Per ulteriori approfondimenti sullo smart working e su come adeguare la propria realtà ai tempi moderni, invitiamo tutti a seguire le tre lezioni gratuite sullo smart working: 

  1. Lezione gratuita – Smart working al tempo del coronavirus 
  2. Lezione gratuita – Diritti, Sicurezza e privacy dello smartworking 
  3. Lezione gratuita – Cyber security e smart working, come adeguare la security aziendale in tempi di covid-19 

mani che utilizzano un notebook appoggiato su un tavolo bianco

Il lavoro del futuro è presente ed è sostenibile

Cosa sono i Green jobs? Cosa si intende per sostenibilità? Quali sono le competenze più richieste nei business sostenibili? E quali saranno i lavori sostenibili del futuro? 

Giunti al 2021, è necessario porsi queste domande e con quest’articolo e il webinar gratuito di approfondimento, abbiamo fornito alcune risposte! 

Webinar gratuito: Il lavoro del futuro è presente ed è sostenibile 

Il lavoro “green” in Italia è già rilevante!

Secondo Unioncamere, oggi, un posto di lavoro su 7 è nella sostenibilità(1) e secondo La Fondazione Sviluppo Sostenibile ci si aspetta che entro il 2025 verranno generati 800 mila posti di lavoro in più per via di riqualificazioni energetiche degli edifici, transizioni verso energie rinnovabili e per via degli investimenti in energia circolare, rigenerazione urbana green e transizione della mobilità urbana(2). 

Ma cosa si intende per sostenibilità? 

La sostenibilità è la condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri(3) 

Questa definizione chiarisce bene che la sostenibilità non è solo un problema ambientale o etico o un argomento da ambientalisti. È anche un tema sociale, economico e finanziario. L'agenda 2030, infattiha ben tenuto in considerazione tutti questi aspetti. 

L'immagine riporta gli obiettivi prefissati dal programma agenda 2030(4)

La sostenibilità, quindi, non è solo un dilemma ambientale. Basta fare due più due per comprendere come la non sostenibilità passata abbia un impatto oggi su pace, giustizia, economia e finanzia.  

Il tema è di grande importanza. La non sostenibilità non solo impatta gravemente sui risultati aziendali, ma, se fosse stata affrontata prima, ad oggi ci sarebbero anche meno fenomeni di emigrazione. 

Ecco qualche titolo interessante: 

“La sostenibilità come nuovo standard per gli investimenti di BlackRock(5) 

“Generali Italia lancia 5 portafogli di investimento in aree sostenibili(6) 

“Climate change, quanto costa a fondi e assicurazioni(7) 

Quindi il tema della sostenibilità è vasto, interessante e porta con sé la nascita di nuovi posti di lavoro e figure innovative caratterizzate da nuove competenze tecniche e trasversali specifiche e anche una nuova mentalità.  

Un esempio di nuova figura lavorativa è il Climate Transformation Manager: un vero e proprio manager del cambiamento climatico, in grado di gestire l’impresa in modo sostenibile e con scelte che si ripercuotono su tutta la filiera. 

Queste nuove figure hanno e avranno sempre più, competenze sia in ambito economico che in ambito sociale ed ambientale e continueranno a nascerne di nuove! 

Il rapporto sulle competenze green di Unioncamere 2018 ha fornito un approfondimento interessante su quelle che sono le 10 professioni per cui l’attitudine al risparmio energetico e sensibilità alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività aziendali sono maggiormente richieste con un grado elevato di importanza (% sul totale delle entrate).  

Per scoprirle tutte e 10 e per approfondire la conoscenza del futuro del lavoro nostro e del prossimo, dal link qui sotto, è possibile collegarsi al webinar gratuito e approfondire anche il mindset e le hard e soft skill dei lavoratori in ambito sostenibile: Il lavoro del futuro è presente ed è sostenibile

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Pista ciclabile in asfalto con strisce tratteggiate gialle e segnaletica orizzontale bianca che indica il senso di marcia

La bicicletta come strumento di promozione territoriale

Il futuro delle città può essere a portata di bicicletta? 

La bici è un mezzo di trasporto in grado di garantire un miglioramento della vivibilità delle città e delle zone interne, ma che implica un approccio mentale completamente diverso da quello all’automobile, a cui spesso si è molto più abituati.  

Come si può incentivare l’utilizzo della bici? 

È possibile trovare ulteriori approfondimenti al webinar gratuito.

Tasto Blu call to action con scritto= Scopri la bicicletta come strumento di promozione territoriale

La Ciclabilità ed il progetto Bike Hub 

Per far sì che i cittadini si muovano in bicicletta bisogna aver cura di tanti aspetti e, un progetto che ne racchiude tanti è il Bike Hub. Si tratta di un format che punta a trasformare la mobilità dolce in uno strumento per valorizzare il territorio e renderlo attrattivo all’insegna dello sviluppo sostenibile seguendo quattro precisi step: 

  • Conoscere il cicloturista 
  • Creare dei servizi 
  • Comunicazione mirata 
  • Commercializzazione 

Ciclo turismo e territorio 

Esistono tipi diversi di ciclo turista. C’è chi viaggia poiché appassionato di bici, chi invece attribuisce alla bici un ruolo importante, ma non la considera la ragione del viaggio e chi infine viaggia in bici per partecipare ad eventi sportivi o training. Secondo Bike Hub questi tre modi di viaggiare si distinguono rispettivamente in turismo in bicicletta, turismo con bicicletta e Turismo sportivo. 

Ma quanto è diffuso il ciclo turismo nel nostro paese? 

In Italia vi sono 58mila chilometri di itinerari cicloturistici e nel 2019 il cicloturismo ha generato circa 55milioni di pernottamenti pari al 6,1% del totale. Di questi, 34,4 milioni sono stranieri e 20,7 milioni sono italiani con una spesa totale di 4,6 miliardi. 

In particolare, in Trentino vi sono 3450 chilometri di percorsi cicloturistici che attirano mediamente ogni anno circa 16 milioni di presenze turistiche su oltre 100 milioni di presenze complessive, generando un volume d’affari di oltre 1 miliardo di euro in termini di spesa turistica. Un km di ciclabile ha un costo di costruzione variabile tra i 30mila ed i 170mila euro ed oneri di manutenzione tra i 2mila ed i 6 mila euro annui al km, ma è in grado di generare, in media, un impatto economico di circa 338mila euro. 

L’impatto sulla promozione territoriale è certo! Ed è interessante riflettere su tutti i prodotti turistici che si possono offrire in tale ambito. Il ciclo turismo apre il territorio ad opportunità che legano la bici all’enogastronomia, al benessere, alla natura ed alla sostenibilità, con anche, perché no, la possibilità di offrire servizi di Ebiking, ovvero il servizio di noleggio di ebike. 

Per fare ciò però, la pubblica amministrazione deve occuparsi anche di tutela del territorio e regolamentazione dei percorsi (non sempre su piste ciclabili) e quindi pensare ai limiti di velocità, alla cartellonistica, alla manutenzione stradale e ad un tipo di comunicazione che sia bike friendly e che incentivi alla sostenibilità. 

Il Bike Hub 

Il Bike Hub è un format registrato di successo per la valorizzazione mediatica ed economica di territori con l’obiettivo di proporre buone pratiche già consolidate nelle aree interessate ad un’evoluzione verso il ciclo turismo. Il tutto godendo di un network di partners, tour operator e stampa fidelizzata.  

Un Bike Hub si attiva partendo da una richiesta sia dal basso che dalle istituzioni: si esegue per prima cosa una valutazione del territorio sia in termini di percorsi che in termini di ricettività, ospitalità e servizi e, a seguire, si iniziano i vari step previsti fino al completamento del progetto, verifica standard, comunicazione e marketing. 

L’obiettivo del Bike Hub è quello di valorizzare l’identità del territorio offrendo servizi che promuovano il turismo sostenibile e inclusivo (o così detto: “Turismo slow”). L’obiettivo è favorire un’offerta turistica integrata, innovativa e sostenibile agevolando il rapporto costa-entroterra e coinvolgendo le imprese e le istituzioni nell’organizzazione di laboratori sull’innovazione e sulla sostenibilità 

Si: il futuro delle città può essere a portata di bicicletta! 

Per ulteriori approfondimenti è disponibile il webinar gratuito

Tasto Blu call to action con scritto= Scopri la bicicletta come strumento di promozione territoriale