Il mondo sta cambiando e si sta colorando di verde.

Non è possibile negare quanto l’attenzione ai temi di sostenibilità ambientale aumenti di anno in anno, né è possibile negare quanto questo tema sia importante.  

Si è parlato di ambiente e sviluppo sostenibile in tutte le salse e tra gli argomenti ormai ad oggi più importanti non può mancare quello della trasformazione della mobilità 

Il mobility management è una sfida imminente e per tal motivo, insieme a questo articolo, offriamo gratuitamente l’accesso al webinar di approfondimento 

Sono necessari dei cambiamenti. Ma quali? 

È necessario lavorare su due aspetti fondamentali: le hard skill, intese come infrastrutture e rimodulazioni, e le soft skill: Intese come competenze, engagement e così via. 

Per fare ciò, ci si può orientare secondo tre paradigmi: 

  1. La bici al centro 
  1. I servizi al centro 
  1. Le persone al centro 

Ciò vuol dire, concentrare la progettazione della mobilità ponendo al centro la bici per via delle sue caratteristiche in termini di micro-mobilità, mobilità leggera, sostenibilità e qualità della vita, oppure, porre al centro le persone o i servizi a seconda se si vuole dare più importanza ai principali punti di spostamento della città di cui le persone usufruiscono o, appunto, ai servizi essenziali. 

Prendendo ad esempio Parigi: la progettazione si sta indirizzando verso il paradigma dei servizi al centro con l’obiettivo di dare la possibilità a tutti di raggiungere i servizi necessari e essenziali alla propria vita in quindici minuti. 

Riferimenti storici 

Il tema della sostenibilità ambientale è piuttosto recente. Fin dagli anni Novanta si è cominciato a discutere a livello globale della necessità di ridurre l’inquinamento e nel ‘97 vediamo infatti nascere la prima iniziativa che aveva come obbiettivo la riduzione delle emissioni.  

La timeline normativa: 

1997 – Protocollo di Kyoto: ben 180 paesi firmano il trattato internazionale per il surriscaldamento globale. 

1998 – Decreto Ronchiimpone alle aziende con più di trecento dipendenti in un’unica sede o con più di ottocento dipendenti distribuiti tra varie sedi la nomina di un Mobility Manager 

2000 – Decreto MinAmbienteviene istituito il ruolo del Mobility Manager di Area. 

2015 – Legge MinAmbienteviene istituito il Mobility Manager scolastico 

2020 – Decreto Rilancio: viene ridotta la dimensione minima delle aziende che devono avere un Mobility Manager. Tutte le aziende che hanno almeno cento dipendenti e che sono presenti in un comune di almeno cinquantamila abitanti devono averne uno. 

A conclusione di questa premessa ricordiamo che a livello comunale è previsto il Piano Urbano Mobilità Sostenibile (PUMS) e a livello regionale, l’Emilia Romagna, ha istituito il PRIT (piano regionale integrato dei trasporti). 

Cos’è un Mobility Manager? E come si distingue dal Mobility Manager di Area? 

Il Mobility Manager (MM) è qualcuno interno o esterno all’azienda che si occupa della stesura del piano spostamenti casa lavoro così da monitorare l’impatto ambientale e identificare i progetti che si intende seguire per ridurre quest’impatto. Il Mobility Manager di Area è una figura presente nei comuni con più di centocinquantamila abitanti che ha il compito di supportare e coordinare una determinata quantità di MM. 

Parliamo di figure che si occupano di tutto il processo di gestione della mobilità a partire dall’assessment iniziale, fino alla gestione delle relazioni con gli stakeholder interni ed esterni e che devono avere una serie di competenze che vanno da quelle tecnico/ingegneristiche fino a quelle di engagement. 

Infatti, il MM deve confrontarsi con diverse figure professionali tra cui: altri MM, i Mobility Manager di area, i componenti tecnici e politici degli enti pubblici e le aziende e società di trasporto pubblico, car sharingbike sharing e così via. 

Gli strumenti della mobilità dal punto di vista comunale. 

I comuni possono seguire alcuni accorgimenti in grado di incentivare diversi tipi di mobilità a seconda dei proprio obiettivi, nonché di effettuare anche dei controlli su di essa: 

  • Telecamere che non solo permettono un monitoraggio dei transiti, ma diminuiscono anche gli atti predatori. 
  • Piani urbanistici generali che permettono di pianificare gli spazi urbani in un’ottica sostenibile 
  • Piste ciclabili 
  • Adeguamento/rafforzamento dei trasporti pubblici 

Facendo in particolare riferimento alle piste ciclabili un esempio di spicco lo troviamo nella Food Valley Bike, grazie alla quale è possibile percorrere un percorso gastronomico tra Culatello di Zibello, Lambrusco, Cipolla Borettana, Anolino, Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e ancora tanto altro, Il tutto non solo collegando Parma con il fiume Po ma anche tantissimi altri luoghi, tra cui Busseto, Roccabianca, Colorno, Brescello e Guastalla. 

Parliamo di km di pista ciclabile perfettamente inserita nel contesto paesaggistico! 

Questo tipo di soluzioni, oltre ad incentivare il turismo sostenibile, stimolano anche i lavoratori a muoversi in bici e permettono una riduzione non indifferente delle emissioni di CO2 dovute agli spostamenti casa lavoro. 

Ma come può il mobility management trasformarsi in opportunità? 

Fondi europei e mobilità 

Urbanizzazione e mobilità (soprattutto sostenibile) sono la parte considerata più importante nel bilancio dell’unione europea 2021-2017. Tant’è che i bandi di erogazione di fondi legati a questi temi sono tanti e ne continuano a nascere di nuovi. 

Oltre tutto L’UE mette anche a disposizione delle città l’Agenda urbana dell’UE, con la quale è possibile determinare quelli che sono i temi prioritari che vanno tenuti in considerazione per orientare le attività e le tipologie di progetti in ambito cittadino, nonché venire a conoscenza di progetti portarti a termine o comunque ideati da altri decisori. In questo modo alcuni progetti potrebbero fungere da buon esempio e linea guida. 

L’attenzione verso il mobility management non solo può permettere un miglioramento generale della mobilità misto alla riduzione dell’inquinamento, ma può anche agevolare l’accesso ad eventuali finanziamenti previsti dall’unione europea. 

Ma come si accede ai fondi europei? 

A premessa c’è da segnalare che le opportunità di finanziamento in ambito UE hanno generalmente i seguenti elementi in comune 

  • Rispondono a regole specifiche descritte nel bando ed applicate nel formulario; 
  • Si basano su specifiche priorità e/o necessità; 
  • Si tratta di cofinanziamentiovvero finanziamenti che coprono una certa percentuale delle spese sostenute e ammesse dal bando; 
  • Vi deve essere un proponente (persona fisica o giuridica) che negozia direttamente con chi eroga il finanziamento e dei partner a supporto dell’attività (partenariato) oggetto del finanziamento; 
  • Hanno una scadenza, una frequenza ed una periodicità specifica. 

Sintetizzando: 

Ciascuna opportunità è regolata da un bando di finanziamento UE (che ne contiene le regole), da un formulario (che ne implementa le azioni) ed implica dei requisiti di punteggio e dei criteri di valutazione per ottenere degli specifici finanziamenti e, sia bando che formulario, fanno anche riferimento alle spese considerate “ammissibili” in quanto spese finanziabili. 

Una volta ammessi al finanziamento questo potrà essere erogato per intero oppure si potrà chiedere una lieve modifica dell’importo. Altrimenti, qualora non si venga ammessi, Il proponente e/o il/i partner possono richiedere all’ente che eroga il finanziamento di spiegare i motivi alla base della decisione e quindi modificare il proprio progetto, così da renderlo ammissibile (qualora sia possibile). 

Giunti a conclusione di questo articolo, è chiaro quanto sia importante il tema del mobility management! 

Per approfondimenti è possibile seguire gratuitamente il webinar “Il Mobility Management e la mobilità nelle aree urbane” e che ha visto come ospiti di eccellenza i Sindaci di Sorbolo Mezzani e Felino, Nicola Cesari ed Elisa Leoni, nonché Antonio Enrico Buonocuore (consulente di fondi e strumenti europei).