Computer con disegno grafico di una freccia e di una spunta (visto) verde sul desktop

Cookies: come mettere davvero in regola il tuo sito web oggi

Cookies: file di testo inviati al browser dell’utente per far sì che venga memorizzato il suo computer e quindi riconosciuto a ogni nuovo collegamento al sito1.  

Nella pratica cosa significa? E come si può esser certi di stare agendo correttamente in tale ambito quando si gestisce un sito web? 

Ne parliamo in questo articolo. 

I cookies sono dei dati salvati sul dispositivo dell’utente dai siti web nel corso della navigazione, permettono di memorizzare informazioni da riutilizzare in seguito (es. dati identificativi e preferenze dell’utente) e possono essere di diverso tipo: 

  • Cookie di sessione: esistono fino alla chiusura del browser 
  • Cookie persistenti: esistono fino a una data di scadenza impostata al loro interno, a meno che l’utente non li cancelli manualmente prima 
  • Cookie tecnici: servono per ottimizzare l’esperienza utente (es. ricordare la lingua di navigazione preferita o i prodotti aggiunti al carrello) 
  • Cookie di profilazione: permettono di monitorare e classificare gli utenti così da poter veicolare contenuti e servizi in base al loro comportamento 
  • Cookie di prima parte: generati dal server del sito stesso 
  • Cookie di terze parti: generati da server terzi rispetto a quello del sito 

Esempi di cookie sono: quello legato al carrello eCommerce (cookie tecnico), quello di Google Analytics (cookie di terze parti) e il pixel di Facebook (cookie di profilazione di terze parti). Tra l’altro, quest’ultimo profila anche in base a specifici eventi (es. persone che hanno aggiunto al carrello). 

Come si può scoprire che tipo di cookie utilizza un sito? 

Esistono alcune estensioni che permettono l’audit dei cookie. Tramite queste è possibile quindi verificare tutti i cookie che vengono utilizzati da un sito web. 

La normativa di riferimento 

La problematica rilevante in termini di cookies è legata al tema della privacy. Per tal motivo il sito deve presentare 3 elementi fondamentali: 

  • Un’informativa estesa (cookie policy) che spieghi il modo in cui il sito impiega i cookies 
  • Un’informativa breve (cookie banner): in questo caso se il sito utilizza cookies di profilazione deve anche mostrare un avviso sintetico in tutte le schermate 
  • E infine il consenso perché il sito può scrivere cookies di profilazione solo dopo che l’utente ha espresso esplicitamente il proprio consenso 

Ma il cookie banner è sempre obbligatorio? La risposta è no. Ad esempio, qualora il sito utilizzi solo cookie tecnici non è necessario inserirlo. 

Il consenso inoltre non può essere ottenuto con sotterfugi. 

L’European Data Protection Board (EDPB) ha infatti dato delle linee guida secondo le quali il cookie banner deve essere invasivo, deve dare la facoltà all’utente di negare il consenso e l’eventuale consenso deve essere chiaro. 

Sintetizzando:  

la finestra deve coprire il contenuto e rendere impossibile la consultazione di esso finché non è stato espresso il consenso. Quest’ultimo deve essere reso chiaro e inequivocabile e qualora non venga concesso, non è possibile impedire all’utente di usufruire del sito (cookie walls) 

Come adeguarsi alla normativa dei cookie 

Qualora il sito web sia stato creato con WordPress è possibile usufruire di tanti possibili plugin che si occupano di creare il cookie banner. Uno interessante è GDPR Cookie Consent. 

In alternativa una soluzione efficiente e molto interessante (anche se a pagamento) è Iubenda. Grazie ai suoi servizi è possibile gestire tutto ciò che riguarda la compliance in termini di privacy facilmente e in modo efficace. 

Per approfondire l’argomento direttamente con un esperto è possibile seguire il webinar gratuito:

Cookies: Come mettere davvero in regola il tuo sito web nel 2020 


Smartphone con instagram aperto appoggiato su un quaderno e con accanto una penna

Instagram per le piccole e medie imprese

A gennaio 2020 con un miliardo di utenti attivi nel mondo e venti milioni in Italia, Instagram si è posizionato al sesto posto nella classifica dei social più usati. 1 

WhatsApp, Facebook, Messenger e WeChat contano effettivamente più utenti, ma, possono questi, essere veramente considerati social?  

Volendo definire alcuni di questi ultimi come “app di messaggistica”, potremmo dire che, in realtà, Instagram detiene il terzo posto sul podio dei social più amati, superato solo da Facebook e YouTube. 

Circa un terzo degli Italiani naviga su Instagram ogni giorno: per chi volesse approfondire l’argomento, ricordiamo il webinar gratuito Instagram per le piccole e medie imprese

Grafico che rappresenta la classifica dei social più usati
Digital 2020 - We Are Social

Il profilo Instagram:

Il profilo Instagram è costituito da diversi elementi che rappresentano la personalità propria o di brand: importanti in questa sede sono il nome account e la breve biografia.

un esempio di nome account di instagram

Il nome account si trova in alto: (es. LadyRicaShop) ed è bene non cambiarlo, o comunque mantenere quello scelto a lungo (salvo in caso di rebranding). È altrettanto consigliabile inserire nel nome account qualcosa che definisca l’attività (es. negozio/ avvocato ecc.) 

Subito sotto la foto del profilo, il numero di post, di follower e di profili seguiti, si trovano poi la categoria di appartenenza della pagina e la bio (massimo 150 caratteri). Il consiglio è di inserire una call to action e un link che rimandi al sito web. Quest’ultimo sarà l’unico link cliccabile presente sul profilo.

Un esempio di descrizione di un account Instagram

L’algoritmo di Instagram e gli hashtags:

L’algoritmo di Instagram decide cosa mostrare o meno nel feed degli aggiornamenti, puntando sempre all’obiettivo di offrire la migliore esperienza agli utenti. 
L’algoritmo è composto da sei elementi: 

  • Interesse 
  • Tempestività 
  • Relazione 
  • Frequenza 
  • Following 
  • Utilizzo 

I primi tre sono quelli più facilmente gestibili da parte di chi ha un profilo e vuole usare Instagram con scopi di business. 

Interesse: Instagram mostra abbigliamento femminile a donne e ragazze interessate a questo ambito e non, ad esempio, a uomini appassionati di ciclismo. E lo stesso vale per la tipologia di contenuti: se un utente predilige i video, Instagram mostrerà per prima quelli. 

Tempestività: l’algoritmo premia i contenuti freschi e i profili aggiornati. 

Relazione: Instagram premia gli account che generano maggior interazione possibile con i propri utenti (commenti/chat, like ecc.) 

Questi elementi sono gestibili perché, verificando gli insight, ovvero le statistiche relative all’andamento dei propri post, è facile scoprire quali sono i contenuti più apprezzati e quali sono gli orari in cui il proprio pubblico è attivo. Gli altri tre invece (frequenza, following e utilizzo di Instagram da parte degli utenti), non sono sotto il diretto controllo dei profili. 

L’uso corretto di Instagram deve necessariamente prevedere anche l’impiego degli hashtag: chiavi di ricerca che permettono al contenuto taggato di raggiungere più utenti, essere visibile a un pubblico più ampio ed assegnare una categoria al contenuto(2).

Simbolo hashtag instagram

Come scegliere gli hashtag giusti?

Assegnare ai propri post “l’hashtag più popolare” non è una buona idea perché vorrebbe dire avere tanta concorrenza e vedere il proprio contenuto scomparire nel feed degli aggiornamenti nel giro di pochi secondi. 
È bene scegliere gli hashtag legati al territorio (luogo dello scatto/ luogo dell’attività), alla community, al soggetto ritratto in foto, allo stile fotografico o al proprio hashtag di riferimento, così da riuscire più facilmente a raggiungere gli utenti giusti per il proprio profilo. 

Oltretutto le aziende possono creare un proprio #hashtag e diffonderlo sia online che offline, oppure creare degli hashtag dedicati per le challenge (vere e proprie sfide in cui si invitano le persone a pubblicare un contenuto a tema) o per gli eventi. 

Per saperne di più è a disposizione il webinar gratuito: Instagram per le piccole e medie imprese

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